Sicuramente le riconoscenze autorevoli e professionali sono gratificanti e mi inorgogliscono, mi stimolano nel farmi essere sempre più entusiasta e determinato nelle cose che faccio, ancor più lo sono le parole di plauso che mi giungono dalle persone amiche, sono di grande soddisfazione e mi spronano a dipingere e creare con maggiore dedizione, sicuro di emozionare e rendere un “servigio” di piacevolezza nella visione dei miei dipinti.
Massimiliano Soriente
Massimiliano Soriente espone per la prima volta le proprie opere pittoriche e lo fa nella sua città, Salerno, montuosamente marina, come quella Costiera amalfitana, di cui rappresenta la porta naturale. Egli ben sa di vivere in uno dei posti più straordinari e spericolati del mondo con conseguenze importanti per un pittore, legate ai colori e alla luce che lo attraversano. Salerno e la Costiera, nonostante le molteplici modificazioni, sono ancora rimaste fondamentalmente fedeli a se stesse, in un paesaggio di case, di vicoli, di piazze, in cui l’uomo riesce ancora a riconoscere la propria identità di alunno del sole, per evocare la poetica definizione di Giuseppe Marotta. E del sole, del suo calore; del mare, del suo movimento; della nostra città e dei nostri paesi, sospesi tra terra e cielo, in un dedalo di strade che si fanno slarghi del cuore e della mente, si nutre questa pittura, la quale nasce da un’esperienza spontanea, da una vocazione naturale, che nulla deve a scuole e accademie. Essa si propone come atto d’amore di un figlio, che della propria madre non può fare assolutamente a meno, e in questa prospettiva si offre con emozione e trepidazione a chi è disposto ad amarla e capirla.
Prof. Francesco D’Episcopo
Critico d’arte
Mai, fino ad ora, mi era stato dato il compito di accompagnare direttamente una iniziativa artistica e di conseguenza elaborare una concreta riflessione su una esperienza pittorica e più in generale sull’Arte, vero segreto della vita. Ci voleva una tua richiesta, caro Massimiliano, a farmi scoprire che, insite in te, erano la qualità della luce, del colore, del contrasto, strumenti di resa comunicativa del lato naturale e sentimentale, con la visione di vasti spazi dove i paesaggi sono stati d’animo; segni rapidi, agili, scintillanti, che palpitano di luminosità. Spazi che acquistano sempre più respiro atmosferico. Quanto bene, pertanto, mi ha fatto tale scoperta perché per me di vera scoperta si è trattato. Ho gioito giacché i valori di un’amicizia, dove tutto è vero e tutto è spontaneo, sono nella massima armonia dei desideri, delle inclinazioni, delle idee. Ho colto una ulteriore visione per leggere il bello, perché credimi ogni tocco dei tuoi pennelli è stato scintillante per me. Se il fine dell’Arte, è l’emozione per l’emozione, mi auguro che, con spirito saldo, l’assidua diligenza, con il possesso di te, mai rallenterai la corsa. Correrai con coraggio e volontà verso il successo pieno e la nostra Amministrazione Comunale, senza prevaricazioni e riserve, tesa alla valorizzazione delle migliori esperienze artistiche, nonché alla salvaguardia del Bello e della Cultura, è felice di avere scoperto, sostenendoti, una originale qualità artistica della quale andare fiera. L’Amministrazione Comunale di Salerno si augura che l’evento culturale qualifichi, sia all’interno della città che all’esterno, anche attraverso la tua apprezzabile pittura, la bellezza dei nostri divini paesaggi. E mai come ora la Natura, a tutti i livelli, ha bisogno del sostegno della Cultura! L’ampia partecipazione e di critica, dia quindi, nuovi e squisiti frutti. Con affetto
Mimmo De Maio
Assessore all’ Urbanistica Comune di Salerno
Comunicare l’incomunicabile: il miracolo dell’Arte. In occasione della II Rassegna d’Arte contemporanea “G.B. Amendola” a Sarno la critica scrive: La Natura predomina nei “Giardini di Augusto” di Massimiliano Soriente, dove linee geometriche contrastano con la nodosa tortuosità degli alberi, indice di un animo tormentato, che si rasserena nell’azzurro digradante del mare sullo sfondo.
Prof. Antonio Caiazza
Critico d’arte
La pittura di Massimiliano Soriente, mai mesta e cruda riproduzione del vero, slatentizza bagliori ed incanti, trasalimenti e accensioni, ripiegamenti, tremori, palpiti, sussulti, sospiri. E’ voce dell’animo. E’ fine comunicazione intersoggettiva, rarefatto e turgido riporto di un bello innervato di emozioni, senza aspre sottolineature e deformazioni, senza tumultuose, scomposte accentuazioni, senza le alide pretese di messaggi sociali che annebbiano il bello. Una malinconia agrodolce, una tenerezza incantata, smemoranti riemersioni, attese ardenti di luci in penombra, increspano segni e colori, creano una dissolta e ricomposta armonia, scivolano, lievi e frementi, fra oblii, magie, malie, desiderio stringente di smarginare, di svaporare oltre il piatto dato reale, di scostare pene e derive, gli inassimilabili ingombri del vero. Fierezza, sgomento, rassegnazione, adesione, rifiuto, fragilità, tensioni, inarcamenti, ritrosie, consapevolezze, con incomprimibile fervore, si rincorrono, si aggrumano, si scompongono, si ricompongono, si disfano ancora, si fanno evocazione, allusione, richiamo insistente all’incanto. Campiture circoscritte, ma estese oltre la captazione puramente visiva, cieli distesi, preziosi, increspati, dissolti, sfrangiati, raccolti, e sfiniti, pullulanti di polvere d’oro, chiaroscuri di acqua e di cielo, fanno da sfondo e cornice in atmosfere svanenti, evanescenti e pur piene di dati del vivo reale, della vita che freme, che preme, si rapprende e scompare. E il colore terso, distillato, rugiadoso, succoso, schioccante, sfiaccolato, asseconda le voci, le tante voci dell’animo di Soriente che cercano e trovano una cifra unitaria, accenti personali che si sfaldano nel canto corale dell’umanità. Essa è colta in momenti particolari, in oblianti abbandoni, in gaudii effimeri, in larvali acquisizioni di verità sfumanti, in obsolescenti momenti di caduche, illusorie evasioni. Soriente dipinge la poesia. Dipinge i dorsi delle colline, i suoi alberi svolanti, lontano. Dipinge le nuvole bianche, soffi che legano il mare ed il cielo sull’orizzonte strisciato di giallo, di rosa e viola, dipinge il giallo fulgente dei girasoli che svuotano il cielo, colorano le case, dipinge la sera che scolora il cielo e precipita nelle vie, dipinge la vita, i suoi colori, il suo eterno trascolorare, i suoi sfavillanti ritorni. Soriente dipinge i lampi, le accensioni, le notti del mondo. Dipinge la poesia. I suoi mezzi toni, i suoi colori avvampanti, tra segni sinuosi, tesi, accondiscendenti, sono paradigmatici, intimi ardori, sono sfinimenti, guizzi e accensioni, sono la luce che, tra frastagli di tramonti, muore, sono lo schiudersi del nuovo giorno che apre e sconfigge la tenebra fitta, sono abissi inondati d’azzurro e di oro, sono trasparenze di bianchi innocenti. La pittura di Soriente ha esiti di contiguità con quelli di tanti grandi del passato e del presente. Niente è voluto. Soriente avverte l’esigenza di una comunicazione libera al di là di scuole tendenze, moduli codificati. E’ affinità dell’animo, dell’intimo, aristocratico sentire. Né egli vuole autoconfinarsi in un vacuo solipsismo. Soriente dipinge per intessere un dialogo fitto, serrato, con l’umanità. Quella più integra e vera. Delacroix affermava che il colore vive quasi a nostra insaputa. Ne sottolineava, così, la forza potente e misteriosa. Il mistero è linfa vitale dell’Arte vera. Soriente si affida anche ad esso.
Prof. Luigi Crescibene
La cogente esigenza di slatentizzare le limpide e fervide urgenze interiori ha direzionato Massimiliano Soriente sull’impervio e rasserenante percorso della pittura. Le sue preziosissime sedimentazioni fattuali, le sue concrezioni artistiche non sono, pertanto, una piatta e mesta risoluzione, non sono una alida riproduzione del dato oggettivo. Massimiliano Soriente riporta il vero ritemprato, rinnervato, rinnovato, trasfigurato, vivificato dall’alito lieve, e pur insistente, della poesia pura. Colori succosi, intensi vibranti in tonalità morbide, in sottili giochi di rimando e di ricerca della luce, giocano in trepida sospensione con le parti più ricettive e delicate dell’animo e dell’inconscio. Le sue intime insorgenze, oltre il greve scollante solipsismo, si assiepano e si fondono coi nostri palpiti, le nostre ansie, la nostra inappagabile esigenza di attingere il bello. Le nature morte di Massimiliano Soriente, respiro della “mediterraneità” più autentica, non graffiante, non inerti distensioni si fanno pacate ed ebbre esplicitazioni della bellezza ideale, giocano, spesso, in armonico equilibrio con fondi increspati, marezzati, limpidi e puri in ritmi di segno e colore non discrasici, senza spareggio, ma coerenti, equilibrati, armonici, definiti, Massimiliano Soriente dipinge la levità, la grazia, i fermenti interiori eccitati, operando una mirabile fusione fra i dirompenti ambiti dell’ispirazione, le trascoloranti tinte della vita e la delicata fragranza della riflessione artistica.
Prof. Luigi Crescibene